Degenerazione dei nuclei della base da interferone gamma

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX – 04 giugno 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). La sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica, e notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società Nazionale di Neuroscienze.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Una malattia neurodegenerativa diagnosticata di rado nell’età media della vita, ma gravemente invalidante perché evolve con grave deficit cognitivo e sintomi parkinsoniani, è la calcificazione idiopatica dei nuclei della base telencefalica (IBCG, da idiopathic basal ganglia calcification). Il danno patologico consiste essenzialmente nella degenerazione delle principali formazioni grigie del telencefalo caratterizzata da deposizione di calcio, il cui rilievo contribuisce alla diagnosi radiologica, e nella degenerazione dei neuroni dopaminergici del contingente nigro-striatale. Paramita Chakrabarty e collaboratori hanno realizzato un modello murino di questa patologia neurodegenerativa a partire dall’espressione perinatale di γ-interferone (Chakrabarty P., et al. Interferon-γ induces progressive nigrostriatal degeneration and basal ganglia calcification. Nature Neuroscience 14 (6), 694-696, 2011).

I nuclei della base del telencefalo, impropriamente denominati gangli della base (basal ganglia) secondo l’espressione embriologica che indica gli abbozzi delle formazioni grigie definitive, sono un insieme di strutture nucleari sottocorticali che comprendono il neostriato (caudato e putamen), lo striato ventrale, i segmenti esterno (laterale) ed interno (mediale) del pallido (globus pallidus) e il nucleo subtalamico. Queste stazioni di elaborazione sono in stretto rapporto con la sostanza nera del mesencefalo (Substantia Nigra di Sömmering), costituita da una parte compatta ed una reticolata, funzionalmente distinte. Il complesso di queste aree è connesso da circuiti che includono parti della corteccia cerebrale, del talamo e di altre formazioni del tronco encefalico e che si è soliti distinguere nei sistemi scheletromotorio, oculomotorio, associativo e limbico.

La calcificazione idiopatica dei nuclei della base (idiopathic basal ganglia calcification, IBGC)[1], da non confondersi con la forma familiare (familial idiopathic basal ganglia calcification, FIBGC), è una condizione patologica caratterizzata dalla formazione di depositi di calcio, bilaterali e simmetrici, che interessano lo striato (nuclei caudato e putamen) e il pallido, spesso estendendosi anche al nucleo dentato, al talamo e alla sostanza bianca circostante[2]. Detta anche calcinosi striopallidodentata bilaterale, ha vari nomi nella letteratura medica ed è spesso indicata come malattia di Fahr, ma impropriamente, perché questo autore non è stato il primo a descriverla, né ha fornito un apporto significativo alla sua conoscenza. Infatti, si fa risalire ad una comunicazione scientifica di Delecour, del 1850, la prima descrizione di un caso di calcificazioni vascolari nei nuclei della base del telencefalo, in un uomo di 56 anni che presentava rigidità e debolezza delle estremità inferiori, associate a tremori. Bamberger, nel 1855, fornì la prima descrizione istopatologica del danno prodotto dalle calcificazioni in una donna affetta da un deficit intellettivo - che oggi sarebbe definito ritardo mentale o cognitivo-prestazionale - associato a crisi epilettiche. Nel 1930, Fahr descrisse un caso di un uomo di 81 anni con una lunga storia di demenza, con “immobilità senza paralisi” e calcificazioni nel “centro semiovale e nello striato”[3]. Cinque anni dopo, Fritzsche studiò e descrisse per la prima volta il quadro radiologico della patologia[4].

Le metodiche di neuroimaging attuali hanno consentito di accertare che l’interessamento del nucleo dentato e, seppure ad un livello minore, di altre strutture sottocorticali è pressoché costante, perciò la denominazione più corretta della patologia dovrebbe essere calcinosi stripallidodentata bilaterale, tuttavia si è scelto di conservare il vecchio nome IBGC, sufficiente alla corretta identificazione in tutto il mondo, in attesa che una migliore definizione dell’eziologia e della patogenesi contribuisca a ridefinire i criteri di classificazione[5].

La sperimentazione condotta da Paramita Chakrabarty e colleghi ha rilevato che l’espressione diretta al sistema nervoso centrale dell’interferone-γ (IFN-γ) causa la calcificazione dei nuclei della base secondo un quadro anatomo-patologico che ricorda la IBGC umana e si associa a degenerazione nigro-striatale, componente patologica fondamentale nella malattia di Parkinson.

Dal complesso dei dati emersi dallo studio, sembra che IFN-γ intervenga mediando la progressiva degenerazione dipendente dall’invecchiamento dei neuroni dopaminergici della pars compacta della Substantia Nigra di Sömmering, che proiettano ai nuclei del corpo striato, in assenza di qualsiasi tipo di stressor esogeno.

Questo modello sembra veramente promettente come nuovo ausilio per lo studio volto alla comprensione dei meccanismi molecolari responsabili della degenerazione nei vari tipi di IBGC umana e nelle varie forme della malattia di Parkinson.

 

Giovanni Rossi

BM&L-04 giugno 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] E’ la denominazione ufficialmente adottata dall’OMIM registry.

[2] Una calcificazione bilaterale e simmetrica con questa distribuzione topografica è stata riscontrata come secondaria ad una varietà di condizioni e quadri patologici genetici, metabolici, dello sviluppo, infettivi e di altra natura.

[3] Le espressioni di Fahr riportate fra virgolette sono tradotte letteralmente dall’autore della nota che le ha riprese da Azher S. N. & Jankovic J., Idiopathic Basal Ganglia Calcification. Medlink Neurology (www.medlink.com) rev. December 3, 2010.

[4] Come è noto, la radiografia del cranio non consente di visualizzare il cervello, il cui profilo Rx viene indirettamente ricostruito dalle ombre radiopache circostanti, ma evidenzia con elevata sensibilità e risoluzione i depositi calcifici, la cui esatta localizzazione nell’encefalo può essere definita sulla base dei punti di repere della neuroanatomia radiologica e di calcoli stereotassici.

[5] Per una dettagliata ricostruzione storica dello studio della malattia fin dalla sua identificazione, si veda Lowenthal & Bruyn (1968); più di recente, Manyam (2005), ma anche Oliveira (2004) e Schmidt (2005), hanno realizzato rassegne interessanti in una prospettiva attuale.