Come l’ottimismo irrealistico si conserva a dispetto della realtà

                                                                                                                                           

 

ROBERTO COLONNA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 29 ottobre 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

L’ottimismo irrealistico è un tratto della psicologia umana peculiare e pervasivo, che si ritiene influenzi domini che vanno dalle relazioni interpersonali alle attività politiche e finanziarie. La sua importanza come motore di scelte, azioni e comportamenti arditi ed efficaci o, al contrario, imprudenti e fallimentari, è ben nota, ma le sue basi morfo-funzionali cerebrali rimangono oscure. In particolare, non sono noti i processi che consentono alle persone di conservare una visione straordinariamente positiva, nonostante facciano ripetutamente esperienza di informazioni ed evidenze che la contraddicono.

Tali Sharot e Raymond Dolan del Wellcome Trust Centre for Neuroimaging, University College London, e Christoph Korn della School of Mind and Brain della Humboldt University di Berlino, hanno condotto uno studio volto ad accertare elementi distintivi di questi processi mentali, ottenendo risultati significativi (Sharot T., et al. How unrealistic optimism is maintained in the face of reality. Nature Neuroscience [Epub ahead of print doi:10.1038/nn.2949], 2011).

L’osservazione ha rivelato una marcata asimmetria in quel processo che consiste sostanzialmente in un “aggiornamento delle convinzioni”. Infatti, i partecipanti allo studio hanno mostrato di rivedere ed aggiornare le proprie credenze o convinzioni più in risposta ad informazioni migliorative di quanto atteso, che in risposta ad informazioni peggiorative. In altri termini, mostrando recettività per gli elementi in grado di consentire un aggiornamento positivo e refrattarietà per quelli passibili di indurre una revisione negativa. Questa selettività era mediata da una relativa incapacità di codificare gli errori che avrebbero potuto ridurre l’ottimismo.

Sia nei volontari che avevano ottenuto alti punteggi nella valutazione della tendenza all’ottimismo che in quelli che avevano conseguito punteggi bassi, regioni distinte della corteccia prefrontale sono risultate tracciare errori di stima quando questi richiedevano una revisione positiva. Ma i partecipanti allo studio altamente ottimisti, hanno fatto registrare una ridotta tracciabilità degli errori di stima che avrebbero richiesto una revisione negativa nel giro prefrontale inferiore di destra.

Questi risultati suggeriscono che l’ottimismo irrealistico è legato ad un selettivo deficit nell’aggiornamento e ad una diminuita codifica neurale di informazioni indesiderabili riguardo il futuro.

 

Roberto Colonna

BM&L-29 ottobre 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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