Età del padre nel rischio di autismo

                                                                                                                                           

 

LORENZO L. BORGIA

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno IX - 10 dicembre 2011.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente note di recensione di lavori neuroscientifici selezionati dallo staff dei recensori fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci afferenti alla Commissione Scientifica.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Sulla base di numerosi dati ed inferenze interpretative, l’età avanzata del padre è stata proposta fra i fattori di rischio dell’autismo infantile, ma le osservazioni basate su evidenze empiriche non offrono un quadro omogeneo in tal senso.

Hultman, del Karolinska Institutet di Stoccolma, con colleghi israeliani, britannici e statunitensi, ha condotto uno studio articolato con metodiche diverse, inclusa la meta-analisi dei risultati degli studi epidemiologici precedenti, per verificare la fondatezza di questa ipotesi (Hultman C. M., et al. Advancing paternal age and risk of autism: new evidence from a population-based study and a meta-analysis of epidemiological studies. Molecular Psychiatry 16 (12), 1203-1212, 2011).

Gli autori dello studio lavorano presso le seguenti istituzioni: Department of Medical Epidemiology and Biostatistics, Karolinska Institutet (Stockholm, Sweden); Department of Criminology, Bar Ilan University (Ramat Gan, Israel); Department of Psychosis Studies, King’s College London (London, UK),

Lo studio è stato concepito sottoponendo a verifica le seguenti condizioni per l’associazione fra l’età del padre e l’autismo nella prole:

1)      se permane dopo aver effettuato un controllo circa fattori di rischio documentati, fra cui storie psichiatriche familiari, condizioni perinatali, caratteristiche del bambino e variabili demografiche;

2)      se può essere spiegata in base a tratti familiari associati con il fenotipo autistico;

3)      se presenta coerenza nella comparazione fra studi epidemiologici diversi.

 

Sono stati impiegati vari metodi di studio, per la cui descrizione si rimanda al testo del lavoro originale.

E’ risultato che la prole di uomini con un’età ≥ 50 anni aveva una probabilità di 2.2 volte maggiore (95% intervallo di confidenza: 1.26-3.88: p=0.006) di avere una sindrome autistica della prole di uomini di età pari o inferiore ai 29 anni, dopo aver controllato l’ininfluenza dell’età della madre e di altri fattori di rischio documentati.

L’analisi intrafamiliare della fratria discordante ha evidenziato che la prole affetta da autismo aveva un’età paterna più elevata, corretta rispetto all’età materna e alla parità (p<0.0001).

La meta-analisi ha dimostrato l’associazione dell’avanzare dell’età del padre con l’accresciuto rischio di autismo attraverso tutti gli studi esaminati.

I risultati del lavoro di Hultman e colleghi costituiscono l’evidenza più chiara e certa finora fornita che l’età avanzata del padre è un sicuro fattore di rischio per l’autismo. I possibili processi biologici causali includono aberrazioni cromosomiche, mutazioni e alterazioni epigenetiche associate con i processi di invecchiamento.

 

Lorenzo L. Borgia

BM&L-10 dicembre 2011

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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