Nella malattia di Huntington ruolo causale per poliQ-htt non aggregata

                                                                                                                                           

 

DIANE RICHMOND

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno X - 14 gennaio 2012.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli oggetti di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Gli aggregati di huntingtina mutata in poliQ-htt, a causa di CAG ripetute nell’esone 1 di HTT sul cromosoma 4q16, sono un contrassegno patologico della malattia di Huntington (HD, da Huntington Disease), tuttavia il loro ruolo nella patogenesi rimane incerto e controverso. E’ stato riportato che le lunghe espansioni di residui di glutammina sequestrano la CREB binding protein  (CBP) con riduzione dell’attività CBP/HAT e conseguente decremento dell’acetilazione del DNA e dell’attivazione di CREB[1]. Dagli esiti sperimentali di altri studi si desume che il sequestro di CBP nell’huntingtina (htt) mutante giochi un importante ruolo nella patogenesi della malattia. Alla luce di tali acquisizioni è apparso di notevole importanza definire se la formazione di aggregati della proteina mutata, ossia quelle forme istologicamente rilevate come caratteristici ammassi di poliQ-htt nei neuroni delle persone affette, costituiscano un passaggio patogenetico obbligato; in altri termini, se solo le forme aggregate siano responsabili degli eventi molecolari patologici.

Yong-Joon Choi e colleghi hanno specificamente indagato questo aspetto ottenendo un risultato per certi versi sorprendente, che sarà pubblicato nel mese di febbraio su Molecular and Cellular Neuroscience (Choi Y.-J., et al. Suppression of aggregate formation of mutant huntingtin potentiates CREB-binding protein sequestration and apoptotic cell death. Molecular and Cellular Neuroscience 49 (2), 127-137, 2012).

Gli autori del lavoro provengono dal Department of Pharmacology, College of Medicine, Kangwon National University, Chuncheon, South Korea, e dalla School of Pharmacy, Kangwon National University, Chuncheon, South Korea.

La malattia ipercinetica ereditaria caratterizzata da movimenti aritmici e involontari che ricordano la danza (corea), descritta per la prima volta nel 1872 in una famiglia di Long Island da George Huntington, è una patologia neurodegenerativa ad andamento progressivo che interessa prevalentemente i neuroni dello striato, fin dalle fasi precliniche, e poi si estende al talamo, alla corteccia e al tronco encefalico. Come è noto, si tratta di una malattia genetica trasmessa con modalità autosomica dominante e originata da una mutazione di un gene altamente conservato, sito sul braccio corto del cromosoma 4 (4q16) e codificante l’huntingtina (htt), una proteina nucleare e citosolica associata ai microtubuli e alle vescicole sinaptiche, ma espressa anche in tessuti non neuronici. Sebbene ancora non sia stata definita con certezza una funzione per l’htt, molte evidenze suggeriscono ruoli nello sviluppo, nel trasporto assonico e in processi che controbilanciano l’apoptosi. L’alterazione genica dell’htt consiste nell’espansione di triplette CAG, con la conseguenza di una sequenza di poliglutammina (poliQ) nel prodotto genico. La proteina mutata, oltre a tendere alla formazione di aggregati proteolisi-resistenti, accresce l’espressione di fattori pro-apoptotici, quali la caspasi-1 e la caspasi-3 attivata.

Nello studio condotto da Yong-Joon Choi e colleghi, per modulare la propensione all’aggregazione dell’htt, YFP è stato associato all’N-terminale e al C-terminale dell’esone 1 dell’htt. Un’aggregazione efficiente delle proteine mutate si è potuta osservare nel caso del legame di YFP al C-terminale (MT-YFP). Al contrario, la proteina mutata con legame di YFP all’estremo N-terminale (YFP-MT) ha fatto riscontrare una frequenza di aggregazione sensibilmente più bassa.

A questo punto del lavoro, gli esperimenti hanno prodotto risultati in controtendenza rispetto a quanto previsto dalla maggioranza dei ricercatori impegnati in questo campo: con YFP-MT il sequestro di CBP e l’apoptosi erano notevolmente accresciute.

Lo studio mediante microarray ha dimostrato la presenza di cambiamenti trascrizionali favorenti l’apoptosi. Inoltre, con YFP-MT si aveva una significativa riduzione dell’espressione genica di PGC1-α.

Dal complesso della sperimentazione, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura del lavoro originale, emerge che le forme microscopicamente non aggregate di huntingtina mutante possono svolgere un ruolo patogenetico essenziale nella malattia di Huntington, pertanto, se la verifica di altri studi confermerà questo risultato, sappiamo che la via da seguire per la definizione completa dell’eziopatogenesi di questa grave malattia degenerativa potrebbe non passare per il suo contrassegno morfologico più caratteristico.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle numerose recensioni di lavori sulla malattia di Huntington che compaiono nelle “Note e Notizie” (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).

 

Diane Richmond

BM&L-14 gennaio 2012

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Pallos et al. Human Mol Gen 17 (23): 3767-3775, 2008.