Alterazione della formazione delle convinzioni nel cervello umano
DIANE RICHMOND
NOTE
E NOTIZIE - Anno X – 06 ottobre 2012.
Testi pubblicati sul sito
www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind
& Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a
fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta
settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in
corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento rientra negli
oggetti di studio dei soci componenti lo staff
dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo:
RECENSIONE]
La comprensione dei processi cerebrali che consentono il formarsi di convinzioni e credenze nella nostra mente, sicuramente affascina molte più persone di quelle che studiano questo problema con gli strumenti e i metodi della neuroscienza cognitiva. Sono molti i “non addetti ai lavori” che si chiedono, ad esempio, come si passi da una deduzione o dalla conoscenza di un’astrazione concettuale alla certezza che quanto si è dedotto o conosciuto sia vero. A volte, si è colpiti da come si possano radicare in poco tempo e sulla base di pochissimi elementi, delle convinzioni apparentemente incrollabili, come quelle che vedono il pubblico televisivo diviso fra innocentisti e colpevolisti, o quello degli investitori di borsa fra decisi nel comprare o nel vendere.
Molti studi, condotti negli anni recenti, hanno indagato i correlati neurofunzionali degli eventi che portano al formarsi di una precisa idea riguardo qualcosa che viene proposta all’attenzione dei volontari, mediante metodiche di neuroimmagine funzionale. In particolare, l’impiego della risonanza magnetica funzionale (fMRI, da functional magnetic resonance imaging), pur con tutti i limiti relativi all’effettivo significato neurofisiologico delle sue scansioni, ha fornito significative indicazioni sulla possibile base neuroanatomica dei processi implicati nel formarsi delle convinzioni.
E’ interessante
notare che la disposizione all’apprendimento, e alla conseguente elaborazione
di certezze, è influenzata dal contenuto dell’informazione; in particolare, è
stata sperimentalmente riscontrata e confermata una sorta di disuguaglianza
psicologica nel trattamento delle informazioni, in base al fatto che il loro
valore concettuale sia considerato favorevole o sfavorevole al soggetto che le
recepisce. In altri termini, sembra esistere un’asimmetria nel processo di formazione
delle convinzioni derivante dalla tendenza a trascurare, sottovalutare o
addirittura non tener conto delle informazioni negative, contrapposta ad una
prevalente inclinazione a registrare ed accettare quelle positive. In altri
termini, è come se esistesse una credenza di fondo che agisce da filtro
pregiudiziale nei confronti dei contenuti negativi, che avranno una probabilità
minore di essere accettati e diventare credenze. Il sostrato neurale di questa
evidenza sembra essere costituito da processi che hanno la loro sede nel giro frontale inferiore sinistro. Tali
Sharot e colleghi hanno interferito con le funzioni corticali di quest’area per
alterare in maniera selettiva, in persone volontarie, il processo di formazione
delle convinzioni, e verificarne gli esiti (Sharot T., et al. Selectively altering belief formation in the
human brain. Proceedings of the National Academy of Science USA [Published online ahead of print doi:10.1073/pnas.1205828109], 2012).
La provenienza degli autori dello
studio è la seguente: Department of Cognitive, Perceptual and Brain Sciences,
Institute of Cognitive Neuroscience, and Wellcome Trust Centre for
Neuroimaging, Institute of Neurology, University College London (UK);
Department of Psychology, University of Pennsylvania, Philadephia (USA);
Department of Education and Psychology, Freie University, Berlin (Germania);
Berlin School of Mind and Brain, Humboldt University, Berlin (Germania).
Il minore impatto delle informazioni sfavorevoli sulla costituzione e sulla revisione di ciò in cui si crede, non è stato considerato solo in funzione delle influenze che può avere sulla psicologia individuale, ma si è riflettuto sugli effetti che può produrre sulla vita sociale. Una tale bias può avere conseguenze gravi, ad esempio, se influenza i responsabili di organizzazioni come la Protezione Civile, nell’interpretazione di dati dai quali dipende l’eventuale messa in atto di piani di azione preventiva di danni e disastri nelle calamità naturali; oppure, nella realtà clinica, può determinare un eccessivo ottimismo o temerarietà nell’intraprendere un intervento medico invasivo e imprudentemente rischioso per il paziente; infine, può determinare - come frequentemente è accaduto nel recente passato - la genesi di bolle nei mercati finanziari.
I ricercatori sono intervenuti con una metodica invasiva, anche se non ritenuta pericolosa per le persone che vi si sottopongono, per disturbare funzionalmente le attività delle popolazioni neuroniche della circonvoluzione frontale inferiore dell’emisfero sinistro, con l’intento di far prevalere l’attività degli altri territori neurali ed eliminare l’effetto di selezione comparativa derivata dal bilancio fra buone e cattive informazione. La metodica impiegata è la stimolazione magnetica trans-cranica o transcranial magnetic stimulation (TMS) che, diretta sulla specifica area frontale di sinistra ma non su quella di destra, si voleva agisse interferendo sull’attività di filtro delle informazioni con contenuto negativo. Nell’esperimento, i volontari erano stati esposti ad una stimolazione finalizzata ad aggiornare convinzioni relative al senso di vulnerabilità.
Come sperato e previsto da Tali Sharot e dai suoi colleghi, l’abolizione selettiva dell’attività funzionale del giro inferiore del lobo frontale di sinistra, ha migliorato la capacità dei volontari di recepire e ritenere informazioni sfavorevoli circa la vulnerabilità posta in questione dalle prove.
I risultati di questo studio, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura del testo del lavoro originale, anche se non offrono prove di nuove conoscenze sui processi necessari alla formazione e alla revisione delle convinzioni già possedute, forniscono una prova affidabile della responsabilità delle popolazioni neuroniche corticali frontali dell’antimero di sinistra, della selezione a danno dei dati e delle notizie negative che avviene automaticamente nel nostro cervello, potendo influenzare le nostre decisioni in assenza di una collaudata abitudine o di un consolidato esercizio tecnico o professionale all’elaborazione logico-razionale, guidata da precise nozioni di metodo e contenuto, e finalizzata ad una decisione ragionevolmente ottimale.
L’autrice della nota, che ha
discusso l’argomento trattato con il Prof. Perrella, ringrazia la dottoressa
Floriani per la correzione della bozza, e invita alla lettura delle recensioni
di lavori di argomento connesso che compaiono nelle “Note e Notizie”
(utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA” del sito).