Determinanti genetici condivisi da autismo e schizofrenia

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 20 aprile 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

L’ipotesi della potatura sinaptica (synaptic pruning) alterata nella patogenesi di disturbi neuroevolutivi considera la schizofrenia e i disturbi dello spettro dell’autismo (ASD) quali opposti estremi nelle possibili alterazioni: il cervello di bambini affetti da ASD presenta un eccesso di sinapsi asso-dendritiche (spine) e connessioni non selezionate, verosimilmente per difetto del processo di eliminazione selettiva; mentre il cervello degli schizofrenici è caratterizzato da un difetto delle stesse sinapsi e connessioni, verosimilmente per un eccesso di eliminazione. Accettando questo punto di vista e tenendo presente la forte componente genetica riconosciuta ad entrambe queste condizioni, è ragionevole supporre che esista l’alterazione di segno opposto di una comune base genetica.

Yu Chen e colleghi hanno cercato un elemento genetico comune a schizofrenia e autismo, in cui identificare loci con un impatto regolatorio differente. Il risultato dello studio è degno di nota.

(Chen Y. et al., Shared Genetic Determinants of Schizophrenia and Autism Spectrum Disorder Implicate Opposite Risk Patterns: A Genome-Wide Analysis of Common Variants. Schizophrenia Bulletin – Epub ahead of print doi: 10.1093/schbul/sbae044, April 14, 2024).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Psychiatry, The Second Affiliated Hospital of Xinxiang Medical University, Xinxiang, Henan (Cina); Henan Key Lab of Biological Psychiatry, International Joint Research Laboratory for Psychiatry and Neuroscience of Henan, Xinxiang Medical University, Xinxiang, Henan (Cina); Henan Collaborative Innovation Center of Prevention and Treatment of Mental Disorders, Xinxiang Medical University, Xinxiang, Henan (Cina); NHC Key Laboratory of Mental Health (Peking University) National Clinical Research Center for Mental Disorders, Beijing (Cina); PKU-IDG/McGovern Institute for Brain Research, Peking University, Beijing (Cina).

La neurobiologia e la genetica della schizofrenia sono state affrontate in due sintetici articoli monografici recenti dal nostro presidente: Note e Notizie 16-09-23 Appunti di neurobiologia della schizofrenia, Note e Notizie 23-09-23 Appunti di genetica della schizofrenia, ai quali rimandiamo per un’introduzione su questi argomenti e ai quali ci rifacciamo per presentare le nozioni necessarie a comprendere la prospettiva degli autori del lavoro qui recensito. In particolare, dal primo dei due estraiamo un’introduzione all’ipotesi patogenetica della schizofrenia legata al processo di eliminazione sinaptica. Inoltre, ricordiamo che per un’introduzione alla neurobiologia, alla genetica, alla patogenesi e alla fisiopatologia della schizofrenia si può anche fare riferimento a un altro nostro recente articolo (Note e Notizie 09-03-24 Infiammazione nella patogenesi della schizofrenia), che include anche numerosi riferimenti ad aggiornamenti della ricerca in questo campo.

Introduciamoci all’ipotesi del pruning:

Associate a questo difetto di working memory si rilevano alterazioni dei neuroni piramidali della corteccia prefrontale, fondamentali nei processi di ritenzione a breve termine dell’informazione. La maggior parte delle numerosissime sinapsi delle cellule piramidali corticali è localizzata presso le spine dendritiche ed è costituita da giunzioni di assoni afferenti all’arborizzazione dendritica piramidale; la massima parte delle spine forma il comparto post-sinaptico di una giunzione, per questa ragione il numero delle spine dendritiche di un neurone piramidale si considera una misura approssimativa della sua quantità di connessioni e, soprattutto, della ricchezza di informazione che riceve.

Le spine dendritiche cominciano a formarsi, nei neuroni piramidali della corteccia, durante il terzo trimestre di gravidanza. Dopo la nascita e durante i primi anni di vita il numero delle spine dendritiche e delle sinapsi si espande rapidamente. Questo ritmo di crescita è impressionante e, come è noto, il cervello di un bambino di 3 anni contiene il doppio delle sinapsi di un cervello adulto. Dopo questa esplosiva moltiplicazione, interviene un processo di selezione in gran parte competitiva, che si sviluppa come una potatura (pruning).

Intorno all’epoca della pubertà ha inizio un processo di pruning sinaptico che efficientemente rimuove le sinapsi non funzionanti, comprese quelle che di fatto non intervengono a supporto della memoria di funzionamento. Durante l’adolescenza e fino all’inizio dell’età adulta, questa eliminazione di sinapsi, formate dalle spine dendritiche dei neuroni piramidali corticali con i terminali assonici afferenti, diventa particolarmente intensa ed efficace.

Nella schizofrenia, il processo di selezione sinaptica per eliminazione risulta notevolmente alterato a partire dall’adolescenza: il pruning non è appropriatamente selettivo e causa una massiccia perdita di spine dendritiche con le annesse sinapsi. Conseguentemente, i sistemi neuronici connessi con le cellule piramidali della corteccia prefrontale, importanti per la working memory e numerosi altri processi cognitivi, perdono drasticamente spine dendritiche, connessioni sinaptiche e informazione afferente. Irwing Feinberg, attualmente all’Università della California a Davis, ha avanzato per primo l’ipotesi che questa eliminazione eccessiva costituisca il processo principale nella patogenesi della schizofrenia[1]; David Lewis e Jill Glausier dell’Università di Pittsburgh hanno fornito molte evidenze a supporto di questa interpretazione e, facendo il punto dei risultati sperimentali a distanza di ventitré anni, hanno confermato la tesi di Feinberg[2].

Intanto, numerosi studi hanno documentato anche per i neuroni piramidali dell’ippocampo – un importante hub per l’apprendimento e la formazione di memorie esplicite – una simile perdita di sinapsi delle spine dendritiche.

Da tempo i ricercatori si chiedono per quale ragione vi sia nel cervello schizofrenico questa eliminazione eccessiva. David Lewis ha seguito questo ragionamento per formulare un’interpretazione estesamente accettata dalla comunità neuroscientifica: il pruning sinaptico ha il fine di liberare l’economia energetico-metabolica del cervello dal peso di dendriti superflui perché non funzionanti, dunque l’eccesso di eliminazione potrebbe derivare non da un errore di potatura che eliminerebbe sinapsi attive, ma da un numero patologicamente alto di dendriti inattivi. Se le cose stanno così, come sembrano dimostrare le osservazioni sperimentali, allora bisogna identificare il fattore che impedisce ai neuroni piramidali di ricevere un flusso di segnali sensoriali sufficiente a mantenere attivi i dendriti, con le loro sinapsi sulle spine.

Considerando i neuroni piramidali della corteccia prefrontale, si è individuato il responsabile di un basso flusso di segnali sensoriali nel talamo, la grande formazione grigia che elabora e invia alla corteccia l’informazione sensoriale. Il difetto del talamo nella schizofrenia è stato attribuito a perdita di neuroni. Questa traccia ha ispirato studi che sono andati a ricongiungersi con quelli che misurano la volumetria, le connessioni e la connettività funzionale nel cervello schizofrenico.

Varie stime di misura hanno effettivamente rilevato che il talamo dei pazienti affetti da schizofrenia è di minori dimensioni del talamo delle persone non affette, fungenti da controllo[3].

Torniamo ora allo studio qui recensito, i cui autori non sembra abbiano recepito la “correzione” all’ipotesi apportata da David Lewis. In ogni caso, la loro impostazione tende ad individuare un elemento genetico dietro il fenomeno e, dunque, anche senza ammettere che non si tratterebbe di un’alterazione primaria del processo di potatura, ma di un difetto o eccesso di attività dei dendriti da selezionare che causa secondariamente alterazioni di eliminazione, l’elemento genetico identificato potrebbe conservare la sua significatività.

Sono stati analizzati i dati del GW (genome wide) SNP (single nucleotide polymorphism) di 53.386 casi di disturbo schizofrenico (contro 77.258 controlli) e di 18.381 casi di disturbi dello spettro dell’autismo (contro 27.969 controlli), adoperando tutti i metodi migliori, secondo gli standard attualmente in uso (correlazione genetica, co-localizzazione, TWAS, PheWAS, ecc.) per indagare la sovrapposizione genetica e i pattern di espressione genica.

In tal modo è emersa una correlazione genetica positiva tra schizofrenia e autismo, con 11 loci genomici influenzanti congiuntamente i due disturbi neuroevolutivi.

Nel complesso, l’insieme dei dati emersi, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura integrale del testo dell’articolo originale, sembra supportare l’idea di una base genetica condivisa. Una variante genetica comune, rs2696609, cromosomicamente localizzata nel locus Chr17q21.31, può esercitare una regolazione differenziata di rischio per schizofrenia e autismo mediante l’alterazione della struttura del cervello.

Gli studi futuri dovrebbero essere rivolti al ruolo di pseudogeni, IncRNA e cervelletto nell’eliminazione sinaptica e nei disturbi neuroevolutivi.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-20 aprile 2024

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Irwing Feinberg, Cortical Pruning and the Development of Schizophrenia. Schizophrenia Bulletin 16 (4): 567-568, 1990.

[2] Glausier J. R., and Lewis D. A., Dendritic Spine Pathology in Schizophrenia. Neuroscience 251: 90-107, 2013.

Per dettagliare altri aspetti interessanti del pruning eccessivo, sarebbe necessario introdurre nozioni di genetica.

[3] Note e Notizie 16-09-23 Appunti di neurobiologia della schizofrenia.