La neuroscienza dei sogni lucidi

 

 

DIANE RICHMOND

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 20 aprile 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Da quando lo psicofisiologo Stephen LaBerge dopo la laurea in matematica si dedicò allo studio dei sogni lucidi per il suo dottorato in psicofisiologia, fondando di fatto questo campo di studi, è trascorso molto tempo e, anche se permangono alcune difficoltà per le indagini sulle basi neurofunzionali, molti progressi sono stati compiuti. I sogni lucidi consentono un controllo cosciente degli stati funzionali vividi, una peculiarità unica nell’esperienza del sogno; ma la rarità e l’instabilità di questo fenomeno rendono la sperimentazione neuroscientifica spesso problematica.

Recenti progressi nella neurotecnologia indossabile, nelle collaborazioni di ampia scala, nella citizen neuroscience e nell’intelligenza artificiale stanno facilitando il progresso nella conoscenza di questa fenomenica esperienziale soggettiva unica.

In questi giorni, Paul Zerr, Nico Adelhöfer e Martin Dresler hanno presentato in pre-pubblicazione online su Neuron un interessante “stato dell’arte” aggiornato ai più recenti e importanti studi.

(Zerr P. et al., The neuroscience of lucid dreaming: Past, present, future. Neuron – Epub ahead of print doi: 10.1016/j.neuron.2024.03.008, April 2024).

La provenienza degli autori è la seguente: Donders Institute for Brain, Cognition and Behavior, Radboud University Medical Center, Nijmegen (Paesi Bassi).

I sogni lucidi hanno da sempre affascinato l’umanità, suscitando comprensibilmente negli antichi la suggestione di un fenomeno di esperienza extrasensoriale di origine metafisica. Le prime descrizioni rigorose note si fanno risalire ad Aristotele e Sant’Agostino, nel mondo occidentale, mentre nelle culture orientali i rapporti su questa esperienza si fanno spesso risalire a forme di sonno yoga tibetano; la conoscenza del sonno lucido è stata accertata dagli antropologi anche nelle tradizioni di aborigeni australiani.

Le prime tracce nella pubblicistica scientifica si fanno risalire a Marquis d’Hervey de Saint-Denys, un sinologo francese che descrisse i sogni lucidi nel 1867, e allo psichiatra olandese Frederik van Eeden, che più autorevolmente ne trattò nel 1913.

Lo studio scientifico di questa esperienza di coscienza della veglia durante il sogno cominciò con le prime rilevazioni di tracciati EEG durante i sogni lucidi, effettuate da Stephen LaBerge a Stanford e da Keith Hearne a Liverpool. I movimenti degli occhi durante il sonno (REM) spesso seguono le direzioni dello sguardo sognate, rendendo i movimenti oculari intenzionali all’interno del sonno obiettivamente rilevabili mediante l’EOG (elettro-oculogramma). In questo modo un soggetto dormiente può segnalare la lucidità esperita e altre informazioni dallo stato di sonno al mondo degli svegli che lo circondano. Questo metodo di comunicazione real-time rimane a tutt’oggi il gold standard per la validazione della lucidità del sogno che si sta studiando.

La possibilità di controllare intenzionalmente il sogno sotto monitoraggio e di comunicarne il contenuto in tempo reale ha aperto nuove vie per indagare la durata temporale delle immagini oniriche, o i caratteri del controllo motorio in sogno, e perfino per effettuare comunicazioni bidirezionali soggetto-ricercatore durante l’esperienza.

Anche se oggi sappiamo che questa particolare esperienza onirica è considerata un definito fenomeno neurobiologico che apre una finestra sui processi cerebrali del sonno, non bisogna dimenticare che, fino all’inizio del nuovo millennio, questo campo di studi era ritenuto un argomento di nicchia circondato da scetticismo. Solo negli ultimi dieci anni questo campo di studi è entrato a far parte di quella che si chiama nel gergo dei ricercatori “mainstream sleep research”.

La neurobiologia del sognare lucido si è costituita grazie a studi che hanno adottato, come paradigma per ottenere dati neurofisiologici specifici, la delimitazione di intervalli di sonno marcati dai segnali EOG intenzionalmente prodotti dal sognatore lucido, e posti a confronto con gli intervalli non contraddistinti da questi segnali. Gli studi EEG hanno finora riportato la lucidità ad attività associata a differenti bande oscillatorie dello spettro di frequenze tipico del sonno. Questa eterogeneità nella pubblicistica sperimentale e una recente dimostrazione che la teoreticamente plausibile e ampiamente citata caratterizzazione dei sogni lucidi per un’aumentata potenza a 40 Hz, probabilmente rappresentano un artefatto oculare, che rende i correlati EEG dello stato di lucidità ancora elusivi. La MRI strutturale e funzionale ha consentito il riconoscimento di marker di stato e di tratto della lucidità nella corteccia prefrontale dorsolaterale e, in particolare, nella regione cerebrale frontopolare.

Considerata la complessità del fenomeno, che include processi di insight, memoria e controllo cognitivo, si riconoscono differenti aspetti del sognare lucido con elevata probabilità associati a differenti e specifici correlati neurali. In particolare, alla luce delle più recenti acquisizioni neurofisiologiche dedotte da brain imaging, si ritiene che la base della lucidità onirica non sia da ricercare in circoscritte regioni cerebrali, ma piuttosto in reti cerebrali di grande scala, come la rete fronto-parietale.

Un limite, costituito dall’esiguità del campione di volontari, rende molte interpretazioni e generalizzazioni difficili o impossibili; infatti, il contrassegno neurale di lucidità onirica tonica (background) può essere troppo sottile per essere rilevato e caratterizzato in pochi soggetti. In proposito, Paul Zerr, Nico Adelhöfer e Martin Dresler riferiscono di tutti i più importanti sforzi compiuti o ancora in corso nella ricerca internazionale per riuscire a ottenere campioni più numerosi di sognatori lucidi. Si sta cercando anche di raccogliere set di dati ottenuti con uno spettro di differenti modalità tecniche per ottenere neuroimmagini ad alta risoluzione, quali la fMRI associata ad high density EEG, con la sua capacità di risolvere (individuare) fonti di attività neurale, in associazione con dettagliati resoconti del sogno da parte del sognante. Gli studi di collaborazione multicentrica promettono per il futuro immediato un notevole progresso nelle dimensioni dei campioni.

Concludendo, invitiamo alla lettura di questa rassegna, che include molti aspetti e risultati della ricerca sui sogni lucidi difficili da riassumere, ma sicuramente interessanti da conoscere.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Diane Richmond

BM&L-20 aprile 2024

www.brainmindlife.org

 

 

 

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