Coscienza e sonno
GIOVANNA REZZONI
NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 04 maggio
2024.
Testi
pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di
Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie
o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati
fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui
argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
Fin dall’antichità l’uomo è stato affascinato dalla
natura di queste due grandi dimensioni dell’esperienza: la coscienza, che va
dalla presenza al mondo alla consapevolezza di essere cosciente, e il sonno,
quale fenomeno di sospensione della vita di relazione alla scomparsa della luce
solare per la rotazione del pianeta terra. Nella storia, il grado di civiltà e
di sviluppo dei saperi ha fortemente condizionato i modi dell’approccio alla
conoscenza di questi due stati del soggetto, così che abbiamo, su questi argomenti,
un patrimonio di studi filosofici e religiosi che, nel corso dei secoli, sono
stati progressivamente sostituiti dall’indagine psicologica e dalla ricerca
scientifica.
Il concetto di coscienza nasce come descrizione dell’esperienza
soggettiva della propria psiche ma, nel tempo, rimanendo in sostanza nella radice
antropologica della psicologia dei soggetti storici, si è di fatto sviluppato e
differenziato in vari significati, al punto che nelle opere lessicografiche
delle lingue moderne si contano fino a sette differenti definizioni per il
lemma “coscienza”. Nell’uso comune, un senso frequente dell’essere cosciente
è sinonimo dell’essere sveglio, vigile, attento e in pieno possesso di quelle abilità
psichiche che i giuristi sintetizzano nella formula “capacità di intendere e
volere”. In altri termini, quest’uso secondo un valore semantico generico
contrappone proprio la coscienza intesa come stato psichico al sonno,
convenzionalmente inteso come lo stato funzionale in cui siamo mentre dormiamo.
Il sonno è un fenomeno universale nel mondo animale
e la sua deprivazione protratta non è compatibile con la vita.
Ogni giorno, a fine giornata, sentiamo il bisogno di
dormire, ossia di entrare in uno stato che ci appare come un riposo, perché si
accompagna all’interruzione della esopercezione, alla caduta del tono
muscolare, con interruzione dell’attività motoria somatica, e all’assunzione di
un assetto cardio-respiratorio a prevalenza parasimpatica. Giulio Tononi,
grande esperto di sonno e di indici di coscienza nel coma, in una rassegna
dello scorso gennaio scrive a proposito del sonno: “… noi trascorriamo molte
ore ogni giorno in questo stato comportamentale intrinsecamente rischioso”[1].
L’intelligente provocazione si riferisce al fatto
che, allo stato attuale delle conoscenze, la quotidiana reversibilità dello
stato di sonno fisiologico che conosciamo per esperienza non è sostanziata da marker
che ci consentano di individuare in termini molecolari la differenza con
una perdita di coscienza patologica. Il sonno si caratterizza per funzioni
essenziali che richiedono lo stato offline del cervello, quotidiano e
per un lungo periodo di tempo: la sua essenza fisiologica è ravvisabile nella disconnessione
sensoriale. Eppure – osservano Tononi e Cirelli – la disconnessione
sensoriale mentre dormiamo rimane un mistero.
In un nuovo “stato dell’arte” su questo argomento,
Giulio Tononi, Melanie Boly e Chiara Cirelli
osservano che il sonno può considerarsi una straordinaria finestra sulla
coscienza: ci dice che la coscienza può essere persa e recuperata in tutta la
sua ricchezza, quando siamo disconnessi dall’ambiente e incapaci di riflettere.
Considerando le differenze tra stato onirico e sonno senza sogni, possiamo
studiare e apprendere molti elementi sul sostrato neurobiologico della
coscienza e comprendere perché scompaia.
(Tononi G. et al. Consciousness and sleep. Neuron – Epub ahead
of print doi: 10.1016/j.neuron.2024.04.011, 2024).
La provenienza degli autori
è la seguente: Department of Psychiatry, University of
Wisconsin, Madison, WI (USA); Department of Neurology, University of Wisconsin,
Madison, WI (USA).
Come si è già accennato, oggi si ha ancora una conoscenza
molto limitata circa il modo in cui la disconnessione è posta in essere lungo
le vie sensitive. Ad esempio, non sappiamo se gli stessi meccanismi sono validi
per tutte le vie sensoriali, né sappiamo in quale misura questi meccanismi sono
condivisi dai due principali tipi elettroencefalografici di sonno: REM e NREM.
Studiando le differenze neurofisiologiche tra
cervello durante il sogno e cervello nelle fasi di sonno senza sogno
si possono derivare elementi relativi alle basi neurofunzionali della coscienza
e cercare di comprendere perché si eclissa.
Dagli studi recenti si è appreso che lo stato in
corso del sostrato di coscienza determina il modo in cui ciascuna
esperienza è sentita, indipendentemente da come sia stata evocata, ossia se è
dovuta a un processo endogeno e a un elemento esogeno.
La coscienza del sogno è un’altra finestra
sulla neurofisiologia del sonno.
I sogni ci dicono che il cervello dormiente è
in realtà significativamente attivo, nel ricombinare pattern di attivazione
intrinseca da un vasto repertorio, liberato dalle richieste del controllo
cognitivo e del comportamento in corso nella veglia.
L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e
invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del
sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Giovanna Rezzoni
BM&L-04 maggio 2024
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è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data
16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica
e culturale non-profit.
[1] Chiara Cirelli & Giulio Tononi, The Many Unknows of Partial Sensory Disconnection
during Sleep: A Review of the Literature. Clin Transl
Neurosci.
8 (1): 9, 2024. A questo articolo si fa riferimento anche nel prosieguo. Una
mia paziente psichiatrica, condizionata dal risveglio notturno con crisi di
panico, aveva perso la fiducia nel lasciarsi andare al sonno fisiologico,
temendo di poter morire nel sonno, si rifiutava di addormentarsi e resisteva
sveglia, fino a quando crollava per estrema stanchezza. Risolto il problema che
attivava i suoi sistemi dello stress, il sintomo scomparve.