Una scoperta sulle cellule griglia

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 20 settembre 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La path integration o integrazione di percorso è l’insieme dei processi cerebrali che consentono a un animale di integrare con informazioni di distanza e direzione i dati necessari a percorrere in modo orientato e finalizzato uno spazio-ambiente. Le cellule griglia (o grid cells), con i loro campi attivati periodicamente, costituiscono unità fondamentali nelle reti di neuroni che realizzano la path integration.

Secondo la visione corrente in neurobiologia, le cellule griglia codificano il movimento in un singolo quadro di riferimento globale. Jing-Jie Peng e colleghi di un gruppo di ricerca coordinato da Kevin Allen e di cui fa parte Rocco Pizzarelli hanno registrato l’attività di cellule griglia in topi che eseguivano un compito di navigazione basato su self-motion, e in tal modo hanno scoperto che tali neuroni, a dispetto della convinzione generale, non presentano durante il compito uno stabile grid pattern.

(Peng J-J. et al., Grid cells accurately track movement during path integration-based navigation despite switching reference frames. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-025-02054-6, 2025).

La provenienza degli autori è la seguente: EBRI, Roma (Italia); Medical Faculty of Heidelberg University and German Cancer Research Center, Heidelberg (Germania).

Come abbiamo fatto in precedenza[1], forniamo alcuni spunti di neurofisiologia dei sistemi entorinali in rapporto con quelli ippocampali, per consentire al lettore di collocare lo studio qui recensito nel più ampio quadro del campo di studi che indaga le basi neurobiologiche della guida cerebrale all’orientamento locomotorio nell’ambiente[2].

L’intuizione dell’esistenza nel cervello di una mappa cognitiva dell’ambiente da parte di Edward Tolman è citata da Siegelbaum, Kandel e vari altri autori, quale primo antecedente documentato dell’ipotesi di lavoro che portò nel 1971 John O’Keefe e John Dostrovsky a scoprire nell’ippocampo di ratto una speciale mappa cognitiva dello spazio vissuto dall’animale.

Grazie al lavoro di John O’Keefe, oggi possiamo dire che la familiarità di un animale con un particolare ambiente è rappresentata nell’ippocampo da uno speciale schema di attività nelle regioni CA3 e CA1 di una popolazione di neuroni piramidali detti cellule di luogo o place cells. Ciascuna di queste cellule si attiva quando un animale entra nella zona di spazio corrispondente all’area di competenza della cellula, il “campo di luogo” o place field. Quando un animale entra in un nuovo ambiente, nel giro di pochi minuti si formano nel suo ippocampo nuovi campi di luogo, che rimangono stabili per settimane o mesi. Per queste proprietà, se si registra l’attività elettrica di un numero adeguato di place cells, è possibile ricavarne l’informazione relativa a dove si trovi esattamente l’animale in quel momento. In tal modo si ritiene che l’ippocampo costituisca una mappa dinamica dello spazio circostante. La dimostrazione da parte di O’Keefe della funzione delle cellule di luogo ha fornito la prima evidenza di una rappresentazione cerebrale dell’ambiente che consente all’animale un’agevole ed efficace traduzione delle intenzioni locomotorie in atti appropriati alle caratteristiche dello spazio. Questa mappa cognitiva non è organizzata secondo un criterio anatomico topografico o egocentrico, come la somatotopica del tatto sulla superficie della corteccia cerebrale, ma è una rappresentazione che si può definire allocentrica, essendo fissata ogni volta rispetto ad un punto del mondo esterno. In altri termini, è una rappresentazione dello spazio-ambiente relativa al punto in cui si trova l’animale.

La mappa cognitiva ippocampale dello spazio rappresentata nelle cellule di luogo, nei trent’anni seguenti, ha ottenuto numerose conferme sperimentali ma, sebbene la sua esistenza fosse diventata una nozione consolidata nella didattica, rimaneva un mistero come facesse questa popolazione cellulare a conoscere le informazioni spaziali necessarie alla sua funzione. In altri termini, non si riusciva a capire in che modo la mappa si costituisse, quale tipo di informazioni spaziali e in quale modo giungessero a queste regioni dell’ippocampo.

Nonostante l’impegno di molti ricercatori, si continuò a brancolare nel buio fino al 2005, quando Edvard I. Moser, May-Britt Moser e colleghi accesero una luce straordinaria con la scoperta di un nuovo sistema cellulare organizzato come una griglia che mappa lo spazio nella corteccia entorinale mediale secondo un criterio del tutto diverso[3]. I neuroni scoperti dai coniugi Moser, detti cellule griglia o grid cells, compongono con i loro assoni la via perforante diretta all’ippocampo, e, a differenza delle cellule di luogo ippocampali che si attivano solo quando l’animale è in una singola e specifica localizzazione, scaricano ogniqualvolta l’animale è in una di varie posizioni regolarmente spaziate a formare una griglia o grata a maglie esagonali. Questo reticolo a pattern di esagoni consente al cervello di localizzare il corpo cui appartiene all’interno di un sistema di coordinate cartesiane proiettate sul suolo dell’ambiente circostante, ma indipendenti dal contesto, da elementi distintivi di un territorio o contrassegni caratterizzanti un luogo[4].

Le informazioni spaziali codificate dalle grid cells, secondo il criterio della griglia nella corteccia entorinale mediale, sono poi convogliate all’ippocampo dove sono elaborate nella chiave di singole rappresentazioni spaziali corrispondenti all’attivazione delle cellule di luogo.

Un filone recente e affascinante di indagini è quello che, con numerosi lavori, ha affrontato il problema dei rapporti fra la struttura funzionale delle mappe spaziali ippocampali e le basi neurali della memoria esplicita o dichiarativa[5].

Dopo questa breve introduzione, torniamo allo studio condotto dal team di Kevin Allen.

Come si è già accennato, i ricercatori che lavorano in questo campo ritengono che le cellule griglia codifichino il movimento in un singolo quadro globale di riferimento, ma Jing-Jie Peng e colleghi hanno scoperto che, nelle condizioni sperimentali di saggio, i topi non presentavano un pattern di griglia stabile, ma mostravano un’attività mai descritta in precedenza. Infatti, i neuroni griglia tracciavano il movimento dell’animale in numerosi e differenti quadri di riferimento, all’interno dello stesso compito sperimentale.

In particolare, i ricercatori hanno rilevato e dimostrato che queste cellule si
ri-ancorano” a un oggetto rilevante per il compito da eseguire, mediante una traslazione del grid pattern. La rappresentazione interna della direzione del movimento nelle cellule griglia variava in modo lieve e continuo (drift) durante la locomozione esplorativa prevista dagli esperimenti (self-motion navigation) e questo drift consentiva di prevedere la direzione del topo nel ritornare “a casa”.

I risultati di questo studio – che saranno sicuramente sottoposti a ulteriori verifiche e riflessioni interpretative – indicano che l’insieme delle cellule griglia non opera come un sistema di posizionamento globale, ma agisce stimando la posizione dell’animale all’interno di numerosi quadri di riferimento locale.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-20 settembre 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

 

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[1] Note e Notizie 12-10-24 Un modulo nel nucleo accumbens per dirigersi a una meta.

[2] Le nozioni qui proposte in estrema sintesi sono tratte da Note e Notizie 28-11-15 Una lezione sulla memoria dai coniugi Moser insigniti del Nobel nel 2014. Su questo argomento si veda anche la nostra recente recensione di uno studio molto interessante: Note e Notizie 07-06-25 Una mappa egocentrica dello spazio intorno al corpo.

[3] V. Note e Notizie 24-06-06 Neuroni entorinali aiutano ad esplorare l’ambiente; Note e Notizie 06-10-07 Griglia esagonale e ippocampo (riporta in calce l’indicazione bibliografica per esteso dei due lavori che hanno comunicato la scoperta da parte dei Moser, oltre al riferimento al volume classico di introduzione all’argomento). Numerose altre recensioni si trovano scorrendo l’elenco delle “NOTE E NOTIZIE” (dall’11-03-2003 al 10-07-2010 sono rubricate come “ARCHIVIO NOTE E NOTIZIE” cui si accede dal fondo della pagina “NOTE E NOTIZIE”).

[4] Gli studi sulle grid cells sono proseguiti ed è stato dimostrato che la loro attività richiede il segnale dei neuroni che indicano la posizione della testa dell’animale, o cellule HD (head direction cells). In proposito si raccomanda la lettura della recensione di una mia precedente recensione: Note e Notizie 14-02-15 Le cellule griglia hanno bisogno del segnale delle cellule HD.

[5] La memoria esplicita è costituita dalla memoria episodica e dalla memoria semantica.