DOLORE: NUOVI FARMACI E
NUOVI PROBLEMI
Nuove molecole che seguono nuovi criteri per contrastare il dolore, rispetto ai tradizionali analgesici oppiacei ed antialgici periferici, sono attualmente in corso di sperimentazione clinica, di seguito si elencano i principali composti, il loro meccanismo d’azione, la fase sperimentale e la casa farmaceutica produttrice.
MOLECOLA MECCANISMO
D’AZIONE FASE CASA
FARMACEUTICA |
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Ralfinaminde blocca i canali del sodio fase II [Newron Pharm.] |
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NMED-160 blocca i canali N del calcio fase II [Neuromed Pharm.] |
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AMG-517 blocco recettore capsaicina fase I [Amgen] |
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NGX-4010 iperstimola recettore capsaicina fase III [NeurogesX] |
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Icatibant blocco recettore bradichinina fase II [Sanofi-Aventis] |
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RN624 blocca stimolo nocicettivo NGF fase II [Rinat Neuroscience] |
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SAB-378 attiva recettore cannabinoide fase II [Novartis] |
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EVT-101 blocca NR2B di NMDA fase I [Evotec] |
Il meccanismo dell’azione molecolare di questi farmaci e il processo fisiologico che ne ha ispirato l’impiego sperimentale, sono stati oggetto dell’ultimo incontro del gruppo di studio sulla farmacologia del dolore, afferente all’area tematica di biochimica e fisiopatologia del dolore di “Brain Mind & Life Italia” (si veda per un’introduzione: In Corso: Farmaci e meccanismi nella terapia del dolore). Le relazioni presentate dai partecipanti hanno costituito lo spunto per affrontare alcuni specifici problemi connessi con l’impiego dei nuovi composti, ed anche, più in generale, le difficoltà di rapporto fra le ragioni della conoscenza scientifica e quelle della cultura di mercato, rappresentata dalle esigenze economiche delle case produttrici e dalle ricerche da loro finanziate.
La cordotomia, consistente nel taglio di fasci del midollo spinale, e la neurotomia retrogasseriana, ossia la sezione della radice del trigemino dietro il ganglio di Gasser, sono due esempi di trattamento chirurgico del dolore che la moderna farmacoterapia promette di consegnare alla memoria storica della medicina, in quel museo degli “orrori necessari” che hanno visto spesso protagonista e vittima il sistema nervoso. Non si può che rallegrarsene, tuttavia un eccessivo ottimismo non appare giustificato, sia perché ai diversi tipi di dolore corrispondono processi e meccanismi molecolari diversi, alcuni ancora in gran parte ignoti, sia perché, alla frenetica intensità con la quale si sperimentano nuove molecole, non corrisponde un’adeguata profondità di analisi critica ed una prudente ponderazione nel giudizio, le quali richiederebbero il rispetto dei tempi della scienza e non quello del mercato dei farmaci.
Un esempio recente riguarda i COX2-inibitori. L’aspirina e gli altri antidolorifici non steroidei di comune uso come “automedicazione” agiscono su una famiglia di enzimi, le ciclo-ossigenasi (COX), responsabili della produzione sia delle prostaglandine che mediano il dolore, sia di quelle gastro-protettive, con i noti effetti collaterali che accompagnano le dosi elevate e i trattamenti protratti. La realizzazione di farmaci agenti su COX2 e in grado di inibire solo la produzione di prostaglandine dolorifiche, risparmiando le gastro-protettive, è stata accolta con grande entusiasmo dal mercato in tutto il modo. I mass media hanno fatto da cassa di risonanza un po’ dovunque, ed anche in Italia sarebbe stato temerario confessare in un “salotto buono” di aver preso l’arcaica aspirina, col rischio di essere esposti al pubblico ludibrio quali retrogradi disinformati dalla solita signora “bene informata”, al passo coi tempi e con ogni moda. Come se la conoscenza scientifica fosse questione di informazione, si può incidentalmente rilevare. Intanto, chi del duro pane del sapere scientifico si ciba quotidianamente, sapeva che non in tutte le ricerche era stata confermata l’assenza di effetti sulla mucosa gastroenterica da parte dei COX2-inibitori e, quanto ad efficacia antidolorifica e ad interferenza con altre vie metaboliche, c’era ancora molto da valutare.
Quando il Rofecoxib (Vioxx) -un COX2-inibitore largamente prescritto dai medici americani per il dolore artritico e indiscriminatamente assunto dai “bene informati” per ogni sensazione dolorosa- è stato ritirato dal mercato perché accresce il rischio di infarto del miocardio e di ictus cerebrale, si sono create le condizioni per una revisione critica delle nozioni proposte da un sapere egemone. Molti problemi erano stati sollevati da ricercatori di base non appartenenti all’area farmaceutica ma, fino all’evidenza dei gravi rischi che si corrono con il Rofecoxib, erano stati ignorati. Attualmente altri COX2-inibitori sono sotto esame per possibili effetti tossici sfuggiti alle procedure di valutazione standard.
I nuovi farmaci in sperimentazione elencati all’inizio di questa nota rappresentano vie totalmente nuove o in gran parte nuove, che la farmacoterapia percorre sulla traccia delle più recenti acquisizioni della ricerca di base. Lo studio critico proposto dai colleghi di BM&L, si distingue per impostazione dalle consuete discussioni farmacologiche che scontano la base razionale dell’introduzione in terapia di una molecola e si fondano in larga misura sul confronto fra schede tecniche e sperimentazione clinica di composti diversi. In questo caso, infatti, si è voluta discutere proprio la ratio dell’impiego, alla luce di un più esteso background di neurobiologia molecolare e neurochimica.
Studiando i lavori originali che hanno condotto all’ipotesi che il blocco di particolari canali ionici, subunità recettoriali o recettori del dolore potesse essere impiegato utilmente a scopo analgesico, se ne sono esplorati i limiti, evidenziando i lati ancora oscuri di molti processi biologici con i quali i nuovi farmaci potrebbero indirettamente interferire.
L’autrice della nota ringrazia Giuseppe Perrella, presidente
di BM&L-Italia, e i partecipanti al gruppo di studio sui meccanismi
molecolari del dolore.