L’INIBIZIONE DELLA GLICOLISI CURA L’EPILESSIA INTRATTABILE 

 

 

L’epilessia del lobo temporale è una forma di patologia comiziale frequentemente diagnosticata e, purtroppo, notoriamente resistente ai farmaci attualmente disponibili. E’ studiata in laboratorio riproducendola artificialmente in modelli animali mediante una tecnica definita “kindling”, consistente nella ripetuta applicazione di stimoli elettrici in grado di generare risposte elettroencefalografiche equivalenti a quelle registrate nella patologia umana e convenzionalmente indicate con il termine inglese “afterdischarges”.

Il kindling induce nei roditori il tipico fenomeno che si osserva in clinica per questa patologia umana, ossia la progressione da focolai epilettogeni circoscritti, che danno luogo a sintomatologia focale, a crisi gravi e generalizzate. I processi che determinano questa generalizzazione non sono ancora noti, ma è noto che la delezione del gene per il fattore neurotrofico Brain Derived Nerve Factor (BDNF) o il blocco del suo recettore, TrkB, impediscono nel topo la generalizzazione della crisi focale.

In passato i neurologi avevano osservato che particolari restrizioni nei carboidrati della dieta erano in grado di ridurre le crisi in pazienti affetti da epilessia del lobo temporale e, pertanto, avevano ipotizzato l’esistenza di un nesso fra la patogenesi dei sintomi ed il metabolismo energetico del neurone. Poiché molti geni implicati nell’epilessia sono regolati dall’attività dei neuroni, che a sua volta regola il metabolismo, Garriga-Canut e i suoi collaboratori hanno deciso di studiare l’espressione genica del BDNF e del TrkB indotta da un inibitore della glicolisi, il 2-deossi-D-glucosio (2DG), in un modello kindling di ratto (Garriga-Canut M., et al., Deoxy-D-Glucose reduces epilepsy progression by NRSF-CtBP-dependent metabolic regulation of chromatin structure. Nature Neurosci. 9, 1382-1387, 2006).

E’ risultato evidente che il 2DG agisce in due modi: 1) riducendo il verificarsi delle afterdischarges iniziali, e 2) inibendo l’effetto kindling che produce la generalizzazione delle crisi. Gli esperimenti hanno dimostrato che il 2DG riduce le crisi nel topo modulando una via di trascrizione -regolata dal metabolismo- che controlla l’espressione di geni delle cellule nervose cerebrali. Infatti Garriga-Canut e i suoi collaboratori hanno riscontrato che, in vivo, la glicolisi, attraverso la regolazione di geni mediata da NRSF-CtBP, influenza  la soglia delle crisi.

Poiché il 2DG è bene tollerato dall’uomo, l’individuazione del meccanismo con il quale esplica la sua azione antiepilettica ed anticonvulsiva, porterà presto alla sperimentazione di composti analoghi a scopo terapeutico che, si spera, possa dare luogo ad una nuova classe di farmaci in grado di portare un po’ di sollievo e di speranza a pazienti tanto gravemente provati.

 

L’autore della nota ringrazia Isabella Floriani per la correzione della bozza.

   

Giovanni Rossi

BM&L-Dicembre 2006

www.brainmindlife.org