Premessa

 

 

La nostra cultura è così lontana da quella dei popoli arabi che anche solo parlarne secondo le nostre convenzioni concettuali e linguistiche espone al rischio di alterarne i connotati più essenziali. Ad esempio, “Islam” non è il nome di una religione ma il nome di una civiltà che si riconosceva nel senso originariamente attribuito a quella parola: sottomissione a Dio. L’Islam si identifica con la civiltà dei popoli che si sottomettono ad un Dio in parte identificato con quello degli Ebrei, attraverso Abramo, padre delle tre fedi monoteiste originatesi in Medio Oriente.

Il nome di Dio non deve essere pronunciato e le sue sembianze non devono essere raffigurate, in entrambi i casi si compierebbe una profanazione. Costretti a riferirsi con la parola alla divinità, la si dovrà sempre lodare: la parola “Allah” esprime la locuzione: Dio è grande. E’ interessante notare che l’Islam non riconosce il valore e l’esistenza della storia e della geografia, così come le concepiamo noi e manca del tutto della concezione di storia geografica sviluppata nel pensiero occidentale da una tradizione risalente ad Erodoto.

Non meraviglia che fino ad epoche recenti non esistevano trattazioni storiche dei paesi arabi scritte da musulmani. La ragione consiste nel fatto che l’unica storia ammessa dalla tradizione è quella della nazione islamica che si identifica con i popoli sottomessi al Dio di Abramo secondo la legge rivelata dall’angelo Gabriele al profeta Mohammed (Maometto) e trascritta nel Corano. Non ci sono confini territoriali per questa nazione, che coincide con il popolo dei fedeli. Al di fuori della nazione islamica c’è lo spazio concettuale e materiale dello scontro con l’infedele, con coloro che si oppongono alla volontà divina.

Allo stesso modo per secoli non sono esistiti libri di geografia scritti da arabi. Tutti i nomi dei territori mediorientali sono stati dati dai geografi romani, ad esempio Giordano era latinizzazione di una parola che voleva dire “il fiume”, Libano deriva da una parola che indicava “il monte”, ecc. Il nome stesso “Palestina” fu dato dai Romani secondo un criterio geografico. Questo è uno dei motivi per cui in molte organizzazioni estremistiche islamiche non si accetta l’idea stessa di uno stato palestinese. In questa interpretazione più antica dell’Islam, semplicemente la nazione dei fedeli dovrà abitare tutto il territorio, in attesa che tutto il modo si sottometta al dio rivelato da Maometto. La concezione occidentale di stato nazionale, accettata anche in Estremo Oriente (Cina, Giappone, India) è figlia della Rivoluzione Francese ed è rimasta estranea alla cultura islamica. I numerosi stati nazionali costituitisi nei territori arabi sono espressione di differenze locali nell’evoluzione storica che ha visto la nascita di diverse versioni dell’Islam con varie forme e gradi di secolarizzazione a seguito di compromessi politici, economici e religiosi.

Da notare che il concetto di “fondamentalismo” con il quale gli osservatori e i giornalisti occidentali descrivono le versioni dell’Islam che ci appaiono più radicali ed intransigenti, non appartiene alla cultura musulmana. In ciascuna versione dell’Islam i fedeli sono certi di interpretare nella forma più radicale la legge coranica, ritenendo le altre versioni semplicemente erronee.

Queste brevi note, senza alcuna pretesa, sono intese a fornire a coloro che non hanno tempo per leggere trattazioni specialistiche qualche concetto utile per una migliore lettura del documento di Padre Roberto Tassi, qui di seguito riportato.

 

Monica Lanfredini-BM&L

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Il potere teocratico e soprattutto il fondamentalismo religioso genera mostri

 

Il rischio di una catastrofe planetaria

 

 

In seguito agli attentati terroristici di matrice fondamentalista islamica e alla decisione di aggredire militarmente l’Afghanistan, l’Islam[1] vede ora l’opportunità di imporre il diritto islamico avvalendosi della divisione del mondo in due parti:

1)      il dar el-Islam (il territorio islamico)

2)      il dar el-Harb (il territorio della guerra).

 

L’Islam è teocrazia (potere legislativo, potere politico e potere spirituale).

La democrazia prevede la divisione dei poteri in uno Stato laico.

I pilastri dell’Islam sono cinque:

1)      professione di fede: non vi è altro dio che Allah (Dio), Maometto è l’inviato (Profeta di Allah);

2)      la preghiera;

3)      il digiuno (Ramadan);

4)      il pellegrinaggio alla Mecca;

5)      l’offerta.

Viene considerato un sesto pilastro la Jihad (o il Jihad), ma a differenza dei primi cinque, la Jihad non costituisce un obbligo ma un dovere dei musulmani di prendere le armi “sulla via di Allah”.

La Jihad è il supremo elemento a cui si ispirano i fondamentalisti islamici.

La teocrazia ispira agli uomini un potere assoluto, in cui germoglia facilmente il fondamentalismo religioso.

La democrazia è conquista di libertà.

La democrazia lascia la libertà all’uomo di di progredire in nome della scienza e della sapienza, garantendo così il progresso della civiltà e i diritti fondamentali della persona.

Il fondamentalismo religioso fomenta l’odio verso ogni forma di diversità culturale, religiosa, quindi di benessere e di verità in nome di Dio, conducendo i popoli alla miseria culturale con la violenza sistematica dello Stato teocratico e non dà alcuna possibilità di liberarsi dall’ignoranza.

Quindi il fondamentalismo religioso approfitta del potere teocratico per condurre l’uomo all’autodistruzione privandolo della libertà di esistere e cioè dei valori che derivano proprio dalla libertà di pensiero, dalla scienza e dalla conoscenza del vero Dio, che è sempre Dio dell’amore, negazione di ogni forma di odio anche verso il nemico.

Il rispetto dei diritti umani si ottiene solo ed esclusivamente con la democrazia.

Oggi più che il dialogare sulla politica e sulla religione occorre dialogare sui diritti fondamentali dell’uomo e in primo luogo sulla sua libertà.

Nessuno Stato deve imporre il suo dominio politico o religioso sull’uomo, ma è il singolo che deve decidere come vivere la propria religiosità e la sua libertà senza ledere la libertà altrui.

Ma quando un potere teocratico impone una sua politica religiosa, essa non solo è falsa, ma anche esclusiva e di parte.

La religione è lo strumento fondamentale nelle mani della teocrazia per mantenere gli uomini nell’ignoranza: la dimostrazione è data dagli eventi attuali, visto che sono i capi religiosi che incitano alla guerra santa. Una religione che prevede una guerra santa è assurda, è artificio degli uomini.

Il vero Dio non può indurre l’uomo alla guerra perché Dio è padre di tutti gli uomini, è dio della misericordia, del perdono e della pace.

Il dio della guerra santa è un dio criminale inventato dall’uomo per dominare (il suo simile) l’uomo.

Se l’Islam nega e combatte la democrazia è contro i diritti umani dichiarati nel 1948 dalla Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Per l’Islam vi è prima il Corano e poi i diritti umani, se fosse vero questo sarebbe una catastrofe per l’umanità.

 

Se l’Islam è teocrazia

La teocrazia è contro la democrazia

quindi l’Islam combatte la democrazia.

Si assiste al fatto che la maggioranza dei capi religiosi islamici incitano il popolo musulmano a scegliere il Corano e non la democrazia, perché il Corano è stato dettato da Allah a Maometto tramite l’Angelo Gabriele, mentre la democrazia viene dal popolo.

E’ assurdo, e così nasce il conflitto fra l’Islam e la democrazia.

Si delineano così due blocchi che si contrappongono.

 

In questo bellico duello fra teocrazia e democrazia

non è la teocrazia

né la democrazia

che porta la pace

ma è solo ed esclusivamente l’agape fraterno, cioè la condivisione dei beni fra tutti gli uomini, testimoniato con la vita stessa di Gesù, l’unico Salvatore degli uomini.

 

 

Padre Roberto Tassi

 

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[1] Islam: sottomissione alla volontà di Allah; al contrario nel Cristianesimo Dio, fattosi uomo-Cristo, propone: se vuoi seguimi.