Depressione
e compromissione delle prestazioni audioverbali
Un gruppo diretto da Jeronimo-Saiz-Ruiz (Mauro Garcia-Toro et al., Audioverbal cognitive
dysfunction in depression. Factors involved, Progress in
Neuro-Psychopharmacology and Biological Psychiatry, 27:1:37-42, 2003)
ha studiato in pazienti affetti da depressione la riduzione di alcune
prestazioni cognitivo-strumentali connesse con le funzioni psichiche di base
attuali e, pertanto, correlate con quel complesso substrato funzionale cui si
dà il nome di Working Memory per utilità operativa. E’ interessante notare che
lo studio è stato realizzato impiegando un protocollo centrato su tre prove
audioverbali: vocal
reaction time (VRT), inverse spelling (IS) and text repetition (TR). Ne risulta una compromissione delle abilità testate, come
era da attendersi. D’altra parte si deve notare che da decenni gli psichiatri
diagnosticano la riduzione dell’efficienza prestazionale in compiti cognitivi
da parte di pazienti depressi, spesso interpretata come riduzione
dell’attivazione del neoencefalo conseguente all’iperattivazione dei circuiti
dell’asse dello stress e del lobo limbico, frequentemente alla base della
patologia depressiva. Inoltre, la riduzione di efficienza di sub-routines
necessarie alla esplicazione di compiti cognitivi è un indice più sensibile
della riduzione di prestazione grosso-motoria che si evidenzia come rallentamento
generalizzato nelle forme depressive più gravi, più protratte o maggiormente
espresse sul versante motorio per cause psicogene.
Le stesse persone affette da varie forme di depressione
reattiva ed anche endogena, sembrano spesso consapevoli di questi problemi e,
anche se il loro umore li porta ad esagerarne pessimisticamente l’entità e la
prognosi, l’autodiagnosi si rivela spesso prossima alla realtà: la riduzione di
efficienza dei processi attentivi, di concentrazione, di utilizzo di memorie
pregresse, associate ad un generale rallentamento dell’elaborazione, comporta
un peggioramento evidente in attività come quelle scolastiche o delle
professioni intellettuali. Per questo motivo nel corso degli anni si è
associato talvolta, alle varie forme di trattamento psicoterapico e
farmacologico, l’esercizio cognitivo assistito da computers secondo la metodica
del test-training originariamente ideata da Gianutsos nel 1981 e, con tutte le
innumerevoli evoluzioni e varianti, impiegata nel trattamento di disturbi
neuropsicologici.
Lo studio di Garcia-Toro è stato condotto su pazienti in
trattamento con imipramina e sertralina, confrontati con pazienti non trattati
ed ha impiegato un criterio diagnostico che distingue fra depressione
melanconica e non-melanconica. Le disfunzioni cognitive sono state rilevate in
pazienti affetti da depressione melanconica e sembravano non regredire con il
miglioramento del quadro clinico psichiatrico.
Un resoconto esaustivo dello studio è reperibile nelle
“Views and News” di BM&L-International di luglio (si accede dalla pagina di
copertina “clickando” sul mondo ruotante –a sinistra del cervello).