LA SCOMPARSA DEL PROFESSORE GENTILE

 

 

La scomparsa del professore Aniello Gentile lascia un vuoto incolmabile nel mondo della cultura linguistica e storica, ma soprattutto nella mente e nel cuore di quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Il nostro presidente, a lui legato da oltre trent’anni di stima, amicizia ed affetto filiale, lo ricorderà ai soci di BM&L-Italia in un incontro che sarà dedicato alla sua opera; in questa breve nota, mi limiterò a proporre solo alcuni appunti biografici, così come affiorano alla mia coscienza, invasa dalla profonda tristezza di una grave perdita.

Docente di Glottologia all’Università Federico II di Napoli, Presidente della Società di Storia Patria di Terra di Lavoro e membro di numerose istituzioni di alto prestigio, Aniello Gentile aveva la rarissima virtù di coloro che, realizzando nella quotidianità del lavoro, delle relazioni e degli affetti i più alti valori culturali ed umani, infondono speranza e generano senso nella vita degli altri.

Storico delle lingue, storico e filologo impareggiabile, aveva ereditato l’ultima cattedra di sanscrito d’Europa -poi soppressa per vicende seguite alla seconda guerra mondiale- ed aveva sempre onorato e coltivato la sua vasta e profonda conoscenza della cultura classica, senza cedere alla tentazione di quelle mode che, nella semplificazione della linguistica secondo “teorie e metodi sincronici”, hanno consentito ad altri studiosi di percorrere comode scorciatoie per ottenere facili risultati e vasta popolarità. In tal modo costoro hanno contribuito ad una sorta di rimozione collettiva di quel patrimonio che lega l’esperienza della parola alla conoscenza dell’uomo, e che tanto era caro al nostro professore.

Fedele al rigore scientifico, tanto nell’indagine storica quanto nell’impiego delle più recenti tecniche di studio della fonologia, incarnava l’ideale dello studioso delle facoltà umane di comunicazione verbale, spaziando dalla conoscenza delle più remote origini antropologiche del pensiero verbale e della parola scritta, alle frontiere della fonetistica.

E’ stato lessicologo e lessicografo in campi ultraspecialistici, come quello dei gerghi legati alle arti e agli antichi mestieri e, studiando l’etimologia dei nomi propri, è giunto tra i primi sulle tracce della scoperta dell’origine dall’antico vascone di tanti nomi geografici europei il cui etimo era rimasto, fino a qualche anno fa, il mistero più impenetrabile della storia della toponomastica e della linguistica antropologica.

A lui si devono numerose scoperte legate al rinvenimento e all’interpretazione di antichi documenti, di cui si dà conto nelle sue preziose opere, spesso pubblicate in edizioni pregiate a tiratura limitata.   

Nel 1992, periodo in cui organizzava a San Antonio in Texas uno dei massimi convegni internazionali di linguistica, il professore Gentile trovò modo di partecipare ad un meeting di neuro-riabilitazione, in cui illustrò magistralmente il ruolo dello studioso della comunicazione umana in funzione dell’interesse riabilitativo.

Più in generale, egli riteneva che a tutti i professionisti delle terapie della lingua verbale e della motricità, si dovesse dare l’opportunità di accedere direttamente ai più alti ed avanzati traguardi della conoscenza scientifica ed umanistica utili per i loro interessi, e non creare “traduzioni” ed “adattamenti” artificiali, per un campo ritenuto a torto “minore”. Memorabili le sue parole: “…non esiste un’alta scuola di foniatria ed una bassa scuola di logopedia, ma conoscenze tratte da campi che vanno dalla linguistica alle discipline biologiche e mediche, che il logopedista potrà integrare ed armonizzare con scienza e prudenza al fine di renderle mezzo e strumento nella promozione di abilità deficitarie o patologicamente alterate...”. In tal modo chiarendo in maniera definitiva che la differenza fra ruoli professionali, tipica della gerarchia ospedaliera, ha ragione di esistere solo quando è giustificata da gradi più elevati di conoscenza e competenza, tali da motivare un rapporto di supervisione.

La sua sensibilità per il sapere scientifico, tutt’altro che frequente nel nostro ceto intellettuale di formazione umanistica, è stata concretamente testimoniata in una circostanza che ricordo bene: il professore Gentile è stato fra quelli che hanno voluto Rita Levi Montalcini alla presidenza dell’Istituto Italiano dell’Enciclopedia Treccani, ottenendo che l’incarico fosse ricoperto per la prima volta da uno scienziato.

 Concludendo, non riesco a tacere il personale rammarico per non aver avuto il tempo di attuare le iniziative di collaborazione che ci eravamo prefissi, e per aver perso l’opportunità di arricchire la mia vita con una tale esperienza.

Leggendo i suoi saggi ho percepito come l’esercizio del potere di conoscenza possa costituire una straordinaria esperienza di libertà. E, fra le cose che il nostro presidente ha appreso da lui e mi ha trasmesso, una mi è ben presente e particolarmente cara. Le giuste distinzioni fra le discipline di studio, determinate sulla base degli oggetti e dei metodi di indagine, non devono costituire barriere insormontabili per l’intelletto e la curiositas, ma porte da varcare con l’aiuto di una guida esperta e paziente, che consenta agli amici del sapere di non rimanere confinati in angusti percorsi di erudizione, ma giungere sulla strada maestra di una conoscenza che conferisca alla propria vita il lume della saggezza.

 

Monica Lanfredini

BM&L-Febbraio 2007

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