SCLEROSI MULTIPLA: SCOPERTO UN AGENTE DI REMISSIONE

 

 

La sclerosi multipla o sclerosi a placche è una malattia cronica demielinizzante caratterizzata da una distruzione multifocale della guaina di rivestimento dei neuroni dell’encefalo e del midollo spinale, che si accompagna ad una reazione infiammatoria con indurimento (sclerosi) di aree circoscritte, le cui dimensioni variano da pochi millimetri a qualche centimetro (placche). L’eziologia non è ancora definita, anche se è ben nota l’importanza dei fattori genetici (si veda: Note e Notizie 10-12-05 Sclerosi Multipla: HLA-DRB1 è il maggior indiziato), ed il ruolo di fattori ambientali (concordanza del 25% nei gemelli mono-ovulari) quali stress e virus. La patogenesi è notoriamente autoimmune, ma rimangono senza risposta molti interrogativi sui fattori che determinano lo sviluppo del danno e l’andamento della patologia.

Considerata la più frequente malattia demielinizzante del sistema nervoso centrale, interessa negli USA all’incirca una persona ogni 350.000 e incide maggiormente nel sesso femminile, con insorgenza frequente fra i 20 e i 30 anni (range completo 15-50 anni). In Italia il 48% delle persone affette, per un numero totale stimato intorno a 24.000, ha tra i 20 e i 40 anni, ed il rapporto donne/uomini è di 2 a 1 (si veda: Note e Notizie 20-05-05 Rita Levi Montalcini inaugura la settimana della sclerosi multipla). Il decorso è lentamente progressivo in una piccola parte dei pazienti, molto aggressivo in una quota ancora minore, e remittente-recidivante nell’85-90% dei casi.

Il miglioramento clinico della sclerosi multipla durante la gravidanza è noto e studiato da tempo, ma fino ad oggi non si era riuscito a stabilirne la ragione. Un gruppo di ricerca dell’Hotchkiss Brain Institute dell’Università di Calgary (Canada) ha indagato i processi che hanno luogo durante la gestazione, riuscendo a risalire all’origine della temporanea scomparsa dei sintomi.

In precedenti lavori era stata attribuita importanza alle modificazioni indotte nel sistema immunitario dalla maternità, ma i ricercatori canadesi, sotto la guida di Weiss, hanno rilevato significativi eventi di neoformazione della mielina degli assoni. Su questa base, hanno seguito la pista di un processo di riparazione del danno, piuttosto che quella della riduzione dei fenomeni auto-aggressivi (Gregg C. et al. White matter plasticity and enhanced remyelination in the maternal CNS. J. Neurosci. 27, 1812-1823, 2007).

Le topine gravide presentavano, nel corpo calloso e nella sostanza bianca del midollo spinale, un’accresciuta proliferazione di precursori degli oligodendrociti, ossia delle cellule gliali che formano il rivestimento mielinico nel sistema nervoso centrale. Gli elementi oligodendrogliali di nuova genesi maturavano durante il periodo post-partum, e questo fenomeno era in stretta correlazione con l’aumento del numero degli assoni mielinizzati che era possibile rilevare nel sistema nervoso della madre 14 giorni dopo la nascita dei piccoli.

I ricercatori hanno allora prodotto delle lesioni chimiche della mielina del sistema nervoso centrale dei roditori, ed hanno poi confrontato gli esiti in topine vergini e gravide: la gravidanza induceva la riduzione sia delle dimensioni delle singole lesioni, sia della quota di assoni privi di mielina. Lo studio mediante la tracciatura con BrdU e l’analisi quantitativa, ha rivelato che questi effetti non erano da attribuirsi ad un’azione neuroprotettiva, ma derivavano da intensa rimielinizzazione delle aree danneggiate.

Poiché la proliferazione oligodendrocitica coincideva temporalmente con l’aumento gravidico dell’ormone pro-infiammatorio prolattina (PRL), i ricercatori hanno investigato la possibilità che la segnalazione PRL-dipendente costituisse uno stimolo alla divisione proliferativa degli elementi cellulari precursori degli oligodendrociti. A tale scopo hanno condotto una sperimentazione in vitro.

Il risultato è apparso molto chiaro, indicando che la PRL è in grado di promuovere lo sviluppo di nuove cellule oligodendrogliali.

Studiando ceppi murini esprimenti un deficit di PRL (Prl+/-), è risultato evidente che il tasso di neoproduzione oligodendrocitaria durante la gestazione era più basso di quello riscontrabile nelle topoline con livelli normali dell’ormone.

I ricercatori dell’Hotchkiss Brain Institute hanno allora somministrato PRL a topoline vergini, studiandone gli effetti sul sistema nervoso centrale: l’ormone da solo era in grado di aumentare la produzione di oligodendrociti e di mimare gli effetti della gravidanza sulla riparazione della sostanza bianca quando si induceva il danno sperimentale.

Questi risultati indicano la PRL come l’agente delle remissioni in gravidanza.

In passato era stato rilevato che la PRL, polipeptide di 198 aminoacidi che stimola la crescita del tessuto mammario e la lattazione, è in grado di migliorare l’apprendimento condizionato ed altre prestazioni cognitivo-strumentali. Tali effetti erano stati spiegati sulla base dell’interferenza con vari neurotrasmettitori, ma alla luce di queste nuove acquisizioni si può ipotizzare che l’azione di stimolo sulle cellule produttrici di mielina abbia un ruolo non secondario.

La possibilità di impiegare in terapia la PRL come induttore di riparazione del danno mielinico, sopprimendo gli effetti pro-infiammatori nelle pazienti non gravide, apre nuovi orizzonti e nuove prospettive che vanno oltre la sclerosi multipla. Infatti, la distruzione della mielina oligodendrocitica è presente in un ampio spettro di condizioni patologiche, quali l’ictus, le lesioni del midollo spinale, la demenza associata all’invecchiamento, la neuromielite ottica o sindrome di Devic (distinta dalla neurite ottica della sclerosi multipla), l’encefalomielite acuta disseminata, l’encefalomielite acuta necrotico-emorragica e la mielopatia associata all’ HTLV-I o paraparesi spastica tropicale. Per quest’ultima malattia si deve osservare che, endemica nel Sud del Giappone, nei Carabi, in Sud America e in Africa, per effetto degli imponenti flussi migratori da queste aree tende ora a diffondersi in tutto il mondo, soprattutto attraverso la trasmissione sessuale che, insieme con quella materno-fetale e da trasfusione, rappresenta la principale modalità di propagazione del virus.

Un’osservazione conclusiva, a nostro avviso non di poco conto, riguarda il prosieguo della sperimentazione finalizzata all’impiego terapeutico della PRL. In assenza della prospettiva di realizzazione dei cospicui proventi derivanti dal brevetto di una nuova molecola, verranno a mancare le iniziative e i capitali delle case farmaceutiche. Sarà perciò importante diffondere la conoscenza di una possibilità di trattamento basata sull’impiego di un ormone naturale, allo scopo di ottenere il sostegno da parte di associazioni, fondazioni e istituzioni impegnate nell’area delle malattie demielinizzanti e delle lesioni della sostanza bianca, per poter percorrere fino in fondo questa via esplorandone i limiti e le possibilità.

 

L’autrice della nota ringrazia Nicole Cardon con la quale ha discusso l’argomento trattato.

 

Ludovica R. Poggi

BM&L-Aprile 2007

www.brainmindlife.org