Brain Mind & Life e Sclerosi
Multipla
Aggiornamento
Firenze, 11
luglio 2003
Scheda Introduttiva
La sclerosi multipla o sclerosi a placche è una malattia
demielinizzante che colpisce l’encefalo e il midollo spinale, caratterizzata da
una distruzione multifocale della guaina di rivestimento dei neuroni che si
accompagna ad una reazione infiammatoria con indurimento delle aree colpite
(sclerosi) in forma di aree circoscritte di dimensioni che variano da pochi
millimetri a qualche centimetro (placche). Di eziologia ignota e patogenesi
autoimmune incide maggiormente nel sesso femminile, con insorgenza frequente
fra i 20 e i 30 anni (range completo 15-50 anni) ed andamento cronico,
lentamente progressivo, caratterizzato da remissioni e riacutizzazioni.
PROCESSI AUTOIMMUNI. Da quando si notò la
somiglianza con l’encefalomielite allergica sperimentale, malattia autoimmune
indotta negli animali mediante immunizzazione con materiale mielinico, la
ricerca ha seguito questo indirizzo per la patogenesi, rilevando l’aumento di
linfociti T attivati e la riduzione dei “suppressor” nel liquor, durante le
fasi acute della malattia.
La patogenesi autoimmune rappresenta uno dei settori di
maggior impegno della ricerca su questa malattia, pertanto sarà oggetto di uno
specifico approfondimento.
FATTORI GENETICI. L’importanza dei fattori genetici
è nota da tempo, basti pensare al rischio 15 volte maggiore di sviluppare la
malattia nei consanguinei delle persone affette o alla concordanza del 25% nei
gemelli mono ovulari, rispetto alla concordanza del 2-3% dei dizigoti. Il problema
nella definizione del ruolo dell’ereditarietà nell’eziopatogenesi della
sclerosi multipla è dato dal fatto che la malattia è caratterizzata da un’eredità
poligenica, verosimilmente legata a vari antigeni della mielina, con una
trasmissione non mendeliana. Inoltre è certamente rilevante per l’espressione
genica l’interazione con fattori ambientali.
MANIFESTAZIONI E DECORSO CLINICO. Le prime manifestazioni dovute ad
alterata conduzione dell’impulso nervoso possono passare inosservate ed essere
confuse con disturbi funzionali od essere attribuite ad altre cause patologiche.
D’altra parte la ricerca anatomopatologica
ha rivelato placche macroscopiche totalmente asintomatiche e lo studio
autoptico indica che il 20% dei casi di sclerosi multipla rimane silente
durante la vita del paziente che appare del tutto sano.
Il primo attacco nel 45% dei casi si manifesta con un solo sintomo, nel 55%
è polisintomatico. Circa il 40% dei pazienti ha un episodio di neurite ottica
come disturbo d’esordio o nel corso della malattia. I potenziali evocati visivi
rivelano un prolungamento della latenza in più dell’80% dei casi accertati di
sclerosi multipla. Le lesioni al tronco encefalico e, soprattutto, al midollo
spinale determinano una molteplicità di quadri sindromici per i quali si
rimanda ai trattati di neurologia.
Si è soliti distinguere il decorso clinico in fasi, anche se l’evoluzione
dei singoli casi è spesso imprevedibile. La prima fase della malattia è spesso
caratterizzata da remissioni e riaccensioni (fase RR) spontanee, a questa segue
un periodo in cui le ricadute si accompagnano ad un peggioramento progressivo
(fase Progressiva con Ricadute o PR) fino ad arrivare ad una progressione
costante (fase Secondariamente Progressiva o SP). In una piccola percentuale di
casi non si assiste al tipico andamento remittente, per cui si parla di forma
Primariamente Progressiva o PP.
La sopravvivenza media dei pazienti affetti da sclerosi a placche supera i
30 anni dall’esordio della malattia.
DIAGNOSI. Un tempo difficile e molto legata all’esame clinico che definiva la
probabilità attraverso la coincidenza della tipicità di presentazione con i
reperti TC e la positività dei tests liquorali ed elettrofisiologici. Attualmente
si basa molto sull’indagine in Risonanza Magnetica Nucleare, che consente un
esame morfologico accurato e dettagliato con una sicurezza diagnostica
elevatissima e meno dipendente dall’esperienza e dall’intuito del neurologo.
TERAPIA. Dagli antinfiammatori steroidei, il cui impiego
razionale si basava sulla riduzione della componente infiammatoria delle
placche, al trapianto di cellule staminali, sono stati fatti molti tentativi
terapeutici con qualche sia pur parziale successo. Anche questo argomento sarà
oggetto di approfondimento e discussione in questi nostri incontri.
BM&L- 11 Luglio2003