OLFATTO: SCOPERTA UNA NUOVA CLASSE DI CHEMOSENSORI

 

 

Il ruolo dell’olfatto nella nostra vita quotidiana non è paragonabile nemmeno alla lontana a quello della vista e dell’udito, ed è senz’altro inferiore anche a quello del gusto. Eppure, sono a tutti note le potenzialità di questo senso grazie a quei casi sensazionali di esperti in grado di riconoscere e distinguere, solo annusandoli, centinaia di tipi di formaggi, profumi, vini, ecc. Sono sufficienti piccoli differenze fra le molecole in grado di stimolare l’epitelio olfattivo perché si possano percepire odori diversi. L’esempio più citato in proposito è quello delle due forme isomeriche del carvone: l’L-stereoisomero profuma di menta e il D-stereoisomero dà odore al comino (Cuminum cyminum), impiegato come aroma nella preparazione di cibi e liquori (Kümmel).

La base molecolare di un così elevato potere discriminativo è stata identificata nei circa 1000 membri della famiglia dei recettori degli odori espressi dai neuroni olfattivi. Una tale abbondanza di mezzi per questa modalità percettiva è in genere spiegata in chiave evoluzionistica come vestigia dell’antica importanza dell’olfatto nei nostri predecessori ancestrali.

Recentemente è stato dimostrato che i neuroni olfattivi sono in grado di rispondere anche a molecole, quali piccoli peptidi, che non si legano a tali recettori (si veda: Note e Notizie 08-04-06 Il fiuto per il partner richiede geni immuni). Su questa base è stata postulata l’esistenza di un tipo recettoriale indipendente da quelli già noti.

Linda B. Buck e Liberles descrivono una nuova classe di recettori chemosensoriali amino-associati, espressi in una piccola popolazione di neuroni sensoriali olfattivi che non presentano i recettori classici (Liberles S. D. & Buck L. B., A second class of chemosensory receptors in the olfactory epitelium. Nature 442, 645-650, 2006).

Linda B. Buck, del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, ha ricevuto il premio Nobel per la Medicina con Richard Axel nel 2004, proprio per quello straordinario lavoro che diede un contributo decisivo all’identificazione ed alla descrizione di circa mille geni implicati nel controllo dei recettori dell’olfatto, alla caratterizzazione di questa vasta classe di proteine e dei meccanismi molecolari di questa modalità percettiva (Note e Notizie 06-10-04 Premio Nobel a Richard Axel e Linda B. Buck per la genetica e la fisiologia dell’olfatto).

Alla nuova famiglia di recettori olfattivi, i cui geni sono stati riscontrati nell’uomo, nel topo e nei pesci, è stato dato il nome di “trace-amine associated receptors” (TAAR) perché verosimilmente in grado di rispondere a stimoli rappresentati da “tracce” di altri animali. Almeno tre tipi di TAAR, individuati nel topo, si sono mostrati in grado di rilevare la presenza di amine volatili presenti nelle urine e persistenti nell’aria: un tipo è in grado di rilevare un composto correlato allo stress, mentre gli altri due rilevano molecole maggiormente concentrate nelle urine del maschio; una di queste molecole è nota come ferormone del topo.

Proprio lo specifico riconoscimento di ferormoni, che in molte specie veicolano messaggi di attrazione sessuale di fondamentale importanza per il successo riproduttivo, supporta l’ipotesi di una funzione chemosensoriale distinta, filogeneticamente più primitiva ed associata alle interazioni sessuali e sociali degli animali.  

 

 L’autrice della nota ringrazia Isabella Floriani per la collaborazione nella stesura del testo.

 

Diane Richmond

BM&L-Settembre 2006

www.brainmindlife.org